Botteghe del Mondo, l’altra economia è possibile
La responsabile Monica Gamper: “Non facciamo carità o assistenzialismo.
Il commercio equo e solidale tutela la dignità dei lavoratori e dell’ambiente”
di Tiziana Buono
La cooperativa sociale Le Formiche – Die Ameisen è stata fondata nel 1995. Promuove il commercio equo e solidale mediante la vendita di prodotti e attraverso progetti culturali.
Le materie prime dei prodotti provengono dal sud del mondo, ma la lavorazione delle stesse avviene in Italia: i prodotti alimentari sono biologici, alcuni sono certificati, altri no a causa del costo elevato delle certificazioni. In Alto Adige la cooperativa ha tre Botteghe del Mondo: due a Bolzano e una a Laives.
Da qualche anno, considerata la congiuntura economica sfavorevole del nostro Paese, le botteghe vendono anche prodotti nostrani, specie del centro e sud Italia: pasta, passate, pelati e sughi di pomodoro, olio, mandorle, legumi, cracker e taralli, prodotti in laboratori in cui prestano servizio carcerati, malati psichici, disabili.
Tra le attività culturali ricordiamo i giochi di ruolo sull’altra economia nelle scuole italiane e tedesche, medie e superiori, e da settembre a gennaio una volta al mese le serate di approfondimento su un Paese, raccontato da prospettive diverse.
Il commercio equo e solidale esprime un modello di economia diverso rispetto a quello tradizionale. Ce ne spiega le caratteristiche Monica Gamper, responsabile delle Botteghe del Mondo della coop Le Formiche: “Il nostro modello di economia è sostenibile dal punto di vista ambientale. Si crea un sistema che garantisce i diritti del lavoratore, mai sfruttato, rispettato come persona, sempre col giusto riconoscimento economico, in grado di condurre una vita dignitosa”.
Gamper spiega che il rapporto con i produttori è diretto e il legame è fraterno come in una grande famiglia: “Siamo un’attività commerciale che deve pagare le imposte, il canone di locazione dei locali, assolvere agli obblighi fiscali. Tuttavia il nostro obiettivo non è il solo profitto, bensì far vivere tutti serenamente. La grande massa del commercio tradizionale, salvo eccezioni, mira esclusivamente al guadagno economico, nel cui nome è disposta a fare qualunque cosa. Normalmente nelle tasche del produttore rimane pochissimo. In più non è libero di vendere i prodotti al prezzo giusto, ma sotto minaccia o in pericolo di vita è costretto a vendere ad un prezzo iniquo, molto basso, sicché si ritrova in povertà. Guadagnano invece tutti gli intermediari. Il commercio equo e solidale segue una logica inversa, ossia al produttore viene riservata la quota massima del guadagno e solo la parte residuale è destinata agli altri passaggi della catena commerciale. I prezzi sono fissi, trasparenti e commisurati al valore dei beni, che sono di alta qualità”.
L’articolo completo è disponibile sul numero di giugno di METROpolis – Cultura & Sociale a Bolzano, in vendita in tutte le edicole di Bolzano e in abbonamento.