Uscire dalla violenza è possibile: occorre fare rete
A Bolzano l’associazione Gea gestisce il Centro di ascolto antiviolenza e la Casa delle Donne: nei primi 10 mesi del 2017 i casi sono stati 143
di Monica Margoni
Per l’associazione Gea, che gestisce il Centro di ascolto antiviolenza e la Casa delle Donne a Bolzano, la paura e i pregiudizi non sono d’aiuto per combattere la violenza. I modi di aiutare sono molti: dare un appartamento in affitto, assumere le donne part time, creare sinergie tra servizi, privati, aziende e comunità.
È difficile parlare della violenza in poche righe. Stefania, un’operatrice dell’associazione Gea, ci spiega che il fenomeno è complesso. La violenza contro le donne è un problema drammatico, purtroppo ancora sommerso, che ha le sue origini nella disparità di potere tra genere maschile e genere femminile, nel bisogno di possesso e controllo dell’uomo sulla donna, nell’incapacità dell’uomo di accettare la fine della relazione, il desiderio di libertà della donna. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la violenza di genere è un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico di chi ne è vittima. Costituisce, pertanto, un problema globale. La violenza domestica rimane la forma più diffusa e la meno denunciata, colpisce donne di tutte le società, classe sociale, comprese professioniste e donne in carriera. Si presenta come una combinazione di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica attraverso episodi che si ripetono e si aggravano nel tempo.
Cosa aiuta in particolare le donne che si rivolgono al servizio del Centro?
Le donne non si sentono giudicate, vogliono essere credute. Le donne che arrivano qui hanno già fatto un passo importante, hanno già lavorato su di sé per porre limite alla violenza o per sottrarsene. Ciascuna arriva con un bisogno particolare, c’è chi si sente sola, chi ha bisogno di un appartamento, chi cerca un lavoro, chi ha bisogno di ascolto e arriva a notte inoltrata in pigiama e con i bambini perché sa che qui si sente al sicuro e trova ascolto 24 ore su 24.
Ci sono donne che tornano a casa o si allontanano definitivamente dall’uomo?
Etrambe le situazioni. Ci sono donne che vivono in condizioni economiche critiche e che, per uscire da un percorso tortuoso e estenuante, hanno bisogno di soluzioni abitative o di un lavoro part time. Ma vengono ritenute poco affidabili economicamente perché hanno un reddito basso e questo può diventare un problema per pagare l’affitto. Rendersi autonome non è facile, le donne devono confrontarsi con molti “no”. E quando sono straniere, le difficoltà si moltiplicano. Basti pensare che occorrono cinque anni di residenza prima di accedere alle graduatorie Ipes. Le donne che tornano a casa vengono sostenute da una rete di servizi in questo percorso di riavvicinamento, almeno per cercare di contenere la violenza fisica…
L’articolo completo è disponibile sul numero di gennaio di METROpolis – Cultura & Sociale a Bolzano, in vendita in tutte le edicole di Bolzano e in abbonamento.