Annika Borsetto tra Bolzano e la California
Con l’album “In my hand” del 2017 la cantante e musicista ha fatto emergere la sua vena autoriale e un’autentica inclinazione per il folk e il country rock
di Daniele Barina
Alle “signore del Canyon”, la cantautrice americana Joni Mitchell dedicò nel 1970 uno storico album che conteneva alcune pietre miliari del suo songwriting, cose tipo Woodstock, For free e Big yellow taxi. Si riferiva al Laurel Canyon, in quel di Hollywood L.A., dove già dal decennio precedente aveva trovato alloggio e fonte d’ispirazione una “comune” di musicisti (da Frank Zappa a Jim Morrison, da Carole King a Linda Ronstadt, per non dire di C.S.N.&Y., dei Byrds e tantissimi altri).
Non fosse per la cronica mancanza di successi e una certa disarmonia di fondo, morfologicamente si potrebbe quasi tentare un paragone tra quel luogo mitico e la conca di Bolzano, dove negli ultimi cinquant’anni sono rimasti come irretiti centinaia di musicisti tra i quali moltissime interessanti signore. Non ultima, benché ancora giovane, Annika Borsetto è un’autrice, cantante, chitarrista e ukulelista bolzanina che a questo immaginario californiano deve molto ma che si trova al contempo in perfetta simbiosi con il territorio in cui vive. Dopo una lunga gavetta alle prese con le cover di canzoni altrui, in senso tecnico sempre dei veri remake piegati a un certo gusto soul e jazz, con il disco del 2017 “In my hand” interamente autoprodotto la cantante ha lasciato altresì emergere la sua vena autoriale e un’autentica inclinazione per il folk e il country rock.
L’articolo completo è disponibile sul numero di maggio di METROpolis – Cultura & Sociale a Bolzano, in vendita in tutte le edicole di Bolzano e in abbonamento.