Lino e i Mistoterital, dagli anni Settanta a oggi
Il gruppo guidato da Bobby Gualtirolo, alias Bob Rodiatoce, è più vivo che mai: dopo un cd antologico nel 2017, è in arrivo un doppio album
di Daniele Barina
“Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli”, cantava Guccini nel suo album Metropolis, ma per i bolzanini è da sempre, con la scusa degli studi universitari, un’incubatrice di personalità tra le più gettonate.
Immaginiamocela tra i Settanta e gli Ottanta, con un tessuto urbano ancora a misura d’uomo e una vena artistica esagerata, con le brume penetranti e la rete di osterie a buon mercato per resistervi, dove potevi imbatterti in Lucio Dalla oppure in Lino e i Mistoterital che intrattenevano gli imbriaghi del locale. Che entrambe i nomi siano citati nelle enciclopedie del rock italiano è riprova della magia del luogo e dei tempi, utili a far emergere i mostri sacri ma anche una semplice accolita di studenti, giunti in area felsinea da regioni diverse e riuniti dal bolzanino Bobby Gualtirolo, alias Bob Rodiatoce. Con un cd antologico di rimasterizzazioni delle prime audiocassette del gruppo uscito quest’anno (Fischi per Nastri), in attesa di pubblicazione un doppio con outtakes dei loro due vinili ufficiali (Dischi per Fiaschi), Gualtirolo sta lavorando anche a un album tutto suo che, non a caso, si chiamerà Pezzi Miei.
Ormai cresciuti e ognuno con la propria vita a chilometri di distanza, tenere in vita Lino e i Mistoterital appare complicato…
In effetti l’ultima esibizione risale ormai al 2012. Ci troviamo per le prove ancora a Bologna, al Serena 80 dalle parti di via Cirenaica, un circolo Arci gestito da un ex musicista, flippato per gli ACDC e che alla fine ti offre pure una spaghettata.
Così resta tempo per un progetto solista: puoi anticipare qualcosa al riguardo?
Il genere può dirsi elettro-folk. I testi sono raccolti negli anni ma ho scritto anche qualcosa di nuovo. I pezzi sono autobiografici e comunque sempre con una componente ironica, in sintonia con le mie origini. Non mancano un paio di canzoni romantiche, con l’età si fanno anche queste cose. La battaglia sta nell’impostare la voce per cantare in studio essendoci poco abituati, una voce che tra l’altro mi dà fastidio sentire, come spiego in Mi do fastidio da solo.
La presentazione sarà fondamentale?
Sto pensando a uno spettacolo con un’atmosfera particolare, anche narrato in modo da contestualizzare i pezzi. Adesso qui è però di nuovo abbastanza dura trovare da suonare…
Come quando hai iniziato, che a Bolzano non c’era niente e a Bologna c’era tutto?
A Bolzano rimpiango l’Altrockio e il Masetti. Manca uno speakeasy, il Sudwerk e Pippo hanno il cartellone ma ci sono dei tributi d’ingresso: se non hai una bella voce, non fai cover, non fai jazz un tanto al chilo, non sei un virtuoso, mica suoni. In giro poi si millanta mestiere e non passione, escono tutti dalle scuole di musica. Oggi un giovane ai concerti si deprime anziché sentirsi invogliato a fare musica a sua volta: non sarà mai come quei virtuosi che ha davanti…
Come vedi i talent show?
Mi indispongono: non sono nuovi come format, devi sempre sembrare qualcuno. Mancano i pezzi, sono in pochi ormai a scriverli in Italia. È cambiato anche l’atteggiamento dei musicisti: non ci sono più i gruppi, tutti suonano con tutti, a detrimento della qualità. Il combo piccolo che costa meno portare in tour va ormai molto anche tra le star della canzone. L’inglese è diventato lingua franca e io stesso ce l’ho in repertorio. I Ferbegi? che scrivono cose loro sono tra i pochi a riuscire a proporle dal vivo. Perfino coinvolgere i musicisti in un progetto è diventato un casino, se non puoi garantire loro una serie di date…
Com’è potuto accadere tutto questo?
David Byrne dice che la musica dipende dal luogo in cui è suonata. Qui la gente vuole la musica di sottofondo mai troppo forte, conosciuta perché rassicurante, in modo da poterci parlare sopra. Per i tedeschi è diverso, offrono più chance e sono aperti a tutti i generi. Se io vado in RAI è ormai a Sender Bozen, se voglio sapere cosa c’è da vedere prendo la Tageszeitung. A Bologna, al tempo c’era meno gente che suonava, le case discografiche che ti promuovevano, molti locali e le feste dell’Unità. Oggi i dischi te li vendi da solo…
L’articolo completo è disponibile sul numero di gennaio di METROpolis – Cultura & Sociale a Bolzano, in vendita in tutte le edicole di Bolzano e in abbonamento.