Prostituzione su strada a Bolzano, affari in calo
Fortemente diminuita la presenza (da 170 a circa 100 meretrici) a causa della concorrenza del Tirolo e dell’operato di Comune e forze dell’ordine
di Alan Conti
Che fine ha fatto l’emergenza prostituzione a Bolzano? Troppo spesso la cronaca si sofferma sulle situazioni al culmine delle criticità tralasciandole quando rientrano nell’alveo della normalità. Per quanto possa essere “normale” vendere il proprio corpo per strada.
È esattamente questa, tuttavia, la dimensione del fenomeno in questo periodo a Bolzano: numeri e allarmi ridimensionati rispetto a qualche mese fa. è il frutto di un’azione congiunta tra forze dell’ordine e l’amministrazione che si ripete ogni notte con una certa regolarità.
Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: eliminare la prostituzione dalle strade non è possibile. A Bolzano come nelle altre città italiane. Non esiste il reato per chi si vende ma solo per chi sfrutta queste donne. Nella pratica si traduce in un’operatività ridotta per la pubblica sicurezza. I carabinieri di Bolzano, per esempio, pattugliano ciclicamente le strade della città. I militi, però, possono solo fermare le donne, verificarne l’identità e, con le straniere extracomunitarie, controllarne la regolarità sul territorio italiano. Operazioni che vengono accompagnate da un’azione di monitoraggio continuo per carpire eventuali indizi di violenza. Lo sfruttamento, infatti, emerge con operazioni investigative di altra natura rispetto al controllo lungo la strada. Il quadro attuale, comunque, è di un sostanziale ridimensionamento del racket.
LA DISLOCAZIONE
Come avviene per lo spaccio è prassi abbastanza consolidata che le città vengano divise in zone per l’esercizio della prostituzione. Con confini legati alla nazionalità. Per quanto turpe è una logica che risponde a dinamiche di mercato: permettere al cliente di sapere sempre dove trovare cosa. A partire dalla rotonda di ponte Campiglio lungo via Macello fino al sottopasso di raccordo con via Renon, per esempio, a vendersi sono soprattutto cittadine nigeriane. Dal sottopasso a tutta via Renon, curva compresa, è più facile incontrare cittadine romene anche se molte di loro si sono spostate nell’area di zona industriale lungo via Siemens e in via Volta all’altezza della redazione del giornale “Alto Adige”. Qui le nazionalità sono più eterogenee attingendo, però, sempre dalla zona dell’Europa dell’Est. Il trasferimento dai Piani alla Zona Industriale è conseguenza diretta della stretta dell’amministrazione comunale sulle aree con edifici residenziali (come potete leggere a pagina 6 nell’intervista al sindaco Renzo Caramaschi, ndr). Tra le misure adottate c’è il divieto di fermata per 24 ore con multe di 41 euro per ogni violazione.
La suddivisione delle prostitute è abbastanza netta: un terzo nigeriane, un terzo romene e un terzo albanesi. Queste ultime stanno tornando ad occupare il territorio dopo un periodo dove erano state sostituite dalle cittadine colombiane. Presente anche qualche autoctona. Il 90% sono di sesso femminile e il 10% sono transessuali che si posizionato nel tratto di via Macello che corre fino al sottopasso prima di ponte Loreto. Drammatico il dato dell’età media, che scende costantemente sotto i 30 anni andando a lambire le neo maggiorenni come punta minima.
L’articolo completo è disponibile sul numero di luglio-agosto di METROpolis – Cultura & Sociale a Bolzano, in vendita in tutte le edicole di Bolzano e in abbonamento.